Restituzione pensione di reversibilità: controlla subito se rientri nell’elenco

L’anno nuovo si rivela decisivo per chi ha ricevuto sino adesso la pensione di reversibilità: alcuni dovranno restituirla.

Questo 2024 porterà grosse novità per chi negli ultimi anni ha percepito la pensione di reversibilità. Si parla di buone, ma anche cattive notizie, tra chi riceverà un ingente rimborso e chi, dovrà provvedere alla restituzione.

Restituzione pensione di reversibilità 2024
Nel 2024 alcuni percettori dovranno restituire la pensione di reversibilità – (liberaveneto.it)

Nel primo caso, la decisione è stata presa a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, che ha imposto all’INPS di restituire somme che erano state ingiustamente trattenute. Fino a poco tempo fa, la legge prevedeva una progressiva riduzione della pensione di reversibilità per coloro che continuavano a percepire redditi propri. A giugno del 2023, appunto, la Consulta ha dichiarato incostituzionale tale meccanismo.

Se da una parte chi nell’arco di tempo che va dal 2019 al 2023 ha percepito una somma minore a causa della decurtazione riceverà prossimamente un rimborso, dall’altra, sembra che chi ha ottenuto forme maggiori (secondo la legge in vigore), in maniera illecita dovrà restituire tali somme.

Rimborso pensione di reversibilità: chi dovrà restituire la quota

L’INPS sta attualmente effettuando controlli sulle pensioni di reversibilità relative all’anno 2020 e sui redditi percepiti negli anni 2019 e 2020. A tal proposito, è bene specificare che chi non riceveva ancora la pensione di reversibilità in quegli anni non sarà soggetto a controlli o rischi di restituzione. Per quanto riguarda chi invece ha percepito l’assegno? In questo caso, avverranno delle verifiche.

Restituzione pensione di reversibilità 2024
Pensione di reversibilità 2024: i controlli INPS – (liberaveneto.it)

Attraverso l’incrocio di dati con le informazioni dell’Agenzia delle Entrate, l’INPS verificherà se la somma dei redditi percepiti tra il 2019 e il 2020 superi determinate soglie. In caso affermativo, potrebbe verificarsi una decurtazione dell’importo della pensione di reversibilità, fino al 50% dell’intero importo. Se così fosse, l’INPS procederà con il recupero delle somme indebite.

Attualmente per legge (previo cambiamenti futuri in merito alla questione), il taglio della pensione di reversibilità (che varia dal 25% al 50%), dipende dal rapporto tra gli altri redditi e il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, fissato a 563,74 euro al mese nel 2023. Se, per esempio, i redditi aggiuntivi (ossia quelli personali), superano 3 volte la somma minima del fondo pensione (1.691,22 euro). In questo caso, la pensione di reversibilità subirà una decurtazione del 25%. Tuttavia, c’è da precisare che secondo la sentenza n. 162 del 30 giugno 2022 della Corte Costituzionale, la decurtazione non può superare l’importo totale dei redditi aggiuntivi, potenzialmente comportando decurtazioni inferiori rispetto a prima.

Questo è il primo controllo dell’INPS che segue la decisione della Corte Costituzionale: questi avvengono periodicamente per verificare la corretta percezione della pensione di reversibilità. Attualmente, riguardano i pensionati ex INPDAP, basandosi sui redditi dichiarati nel modello 730/CU/Redditi 2020 (anno 2019) forniti dall’Agenzia delle Entrate e i dati del casellario centrale degli anni 2019 e 2020.

Il consiglio è quello di informarsi mediante caf o patronato di fiducia sulla propria attuale situazione. Infine, è bene sapere che nel caso, L’INPS tratterrà quanto dovuto a partire dal cedolino pensionistico di agosto 2023, in un massimo di sessanta rate.

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